L’importanza della relazione medico-paziente nella terapia del dolore
Quando si parla di dolore sono molteplice le idee, le emozioni, i ricordi e le esperienze che affollano la mente. Pensiamo al dolore provato un mese fa, sbattendo il mignolo allo spigolo della porta o all’ultimo mal di denti che non ci ha fatto dormire per tante notti. Oppure a quel dolore al polso che ci sta accompagnando da troppo tempo e che facciamo finta di non avere, di non sentire, credendo che prima o poi passerà da solo. Spesso ci dimentichiamo la componente psicologica che accompagna questo sintomo e di come il nostro stato d’animo influenza il dolore percepito che a sua volta è capace di mantenere e nutrire stati d’ansia e/o di depressione.
Quando mi trovo di fronte a un paziente che lamenta forti dolori, il primo obiettivo da raggiungere consiste nel ridurre l’intensità delle algie. Solo così sarà possibile intraprendere un cammino di guarigione insieme che ha le potenzialità di andare al di là della sola componente fisica.
Perché parlo di percorrere un cammino di guarigione INSIEME? Perché, a mio avviso, la cura e soprattutto la guarigione nasce da una stretta collaborazione e fiducia tra medico e paziente. Il dottore può lavorare sull’aspetto somatico e a volte psicologico del malato quando quest’ultimo glielo permette, mostrandogli aspetti più sottili della malattia.
Ma esiste tutto un percorso che il paziente deve fare, volendo guarire e uscire da quegli incastri mentali che lo hanno predisposto alla patologia, indebolendo il suo sistema immunitario, cadendo in stati di tristezza, di rabbia, di nervosismo o di stress, termine molto amato oggigiorno, dietro al quale si nascondono una moltitudine di stati d’animo dannosi per il nostro organismo.
Il dolore è la fase terminale di un sonno della nostra coscienza, nel quale siamo caduti e che non ci ha permesso di prendere atto di tutte quelle male abitudini posturali, alimentari, emozionali, psicologiche che contribuiscono alla sua manifestazione.
La terapia quindi è un lavoro di squadra tra l’infermo e il guaritore, tra il paziente e il medico che non si può realizzare da soli. C’è una interdipendenza tra le due parti e solo nell’ascolto e nella fiducia reciproca si può raggiungere il miglior risultato sperato.
Riuscendo a togliere o a far diminuire il più possibile il dolore, il paziente recupera il suo equilibrio e non solo fisico ma anche emozionale e mentale.
Le terapie del dolore che si possono applicare in questi casi sono notevoli, come ci conferma una semplice ricerca online. Voglio condividere la mia esperienza che si basa sull’utilizzo di neuralterapia, ossigeno-ozonoterapia e/o agopuntura.
I risultati ottenuti sono spesso ottimali. Esistono però incognite legate alla storia del paziente, alle circostanze nelle quali si attua, a fenomeni che abbracciano l’aspetto psicologico e oltre … che hanno un certo peso sul risultato finale.
Ci vuole tanta pazienza per raggiungere lo scopo prefissato ma soprattutto oggettività, volontà, sincerità e cooperazione, cercando di camminare insieme la via della guarigione ma soprattutto accompagnando il paziente nel suo percorso di autoguarigione.
